Taiji Quan

Taiji Quan

LA STORIA

In Cina il rapporto tra esercizio fisico e medicina terapeutica ha preceduto di gran lunga la nascita delle arti marziali, e ciò che i cinesi hanno sviluppato intorno alla cultura fisica ha avuto inizio prima che la storia venisse documentata attraverso fonti ufficiali. Esempi espliciti di tali relazioni possono essere facilmente riscontrabili nei testi di medicina tradizionale ove sono descritte molte delle teorie che costituiscono la base del Taiji Quan. Così come ad esempio nella medicina terapeutica e preventiva si sono sviluppati esercizi fisici che hanno tratto il loro spunto da alcune posizioni animali, molte sono le tecniche che anche nel Taiji Quan prendono il nome da questi.
Si dice che la storia delle arti marziali ha inizio con Bodhidarma (Damo) che, originario dell’India, estese il buddismo oltre i confini cinesi. Ideatore di alcuni esercizi fisici, che avevano come obiettivo quello di aiutare i monaci che passavano la maggior parte del loro tempo in meditazione sedentaria, legò inseparabilmente il proprio nome a colui che diede l’avvio alle arti marziali esterne. Tale ipotesi leggendaria si è sviluppata inoltre in considerazione del fatto che un metodo di autodifesa, in momenti di disordine e banditismo, potesse rappresentare per i monaci un elemento importante per la sopravvivenza stessa.
Così come i buddisti avevano trovato in Bodhidarma il loro eroe leggendario anche i taoisti trovarono, più tardi, con Zhang Sanfeng la figura mitica che diede origine agli stili interni. Fu così che mentre Bodhidarma venne identificato come l’ideatore dello stile Shaolin Quan, Zhang Sanfeng venne associato alla nascita del Taiji Quan.
Numerose sono le teorie succedutesi intorno alle origini del Taiji e difficile risulta una netta separazione tra fantasia e realtà. Molti sono coloro che nel passato hanno ricordato il leggendario monaco taoista Zhang Sanfeng come il padre del Taiji Quan. Le leggende narrate intorno a tale figura sono molte ma tutte concordano nel ritenere che egli sia vissuto sui monti Wudang in un periodo compreso tra il XII ed il XV secolo.
La leggenda narra che Zhang Sanfen ebbe la prima ispirazione sul Taiji osservando il combattimento tra una gazza ed un serpente. La gazza attaccava dall'alto ripetutamente ma il serpente con il suo movimento fluido e circolare schivava i potenti colpi del nemico alato.
Altre fonti ancora fanno risalire il Taiji al periodo Tang, tra l’ottavo ed il nono secolo. Questa seconda ipotesi fa’ riferimento a scuole di arti marziali diverse successivamente unificate da Zhang Sanfeng.
Una terza ipotesi riporta a Wang Zongyue e lo indica il fondatore del Taiji. Le storie raccontate attorno a tale personaggio lo descrivono come girovago ed avventuriero proveniente dalla provincia di Shanxi. Durante i suoi spostamenti sembrerebbe si sia fermato in uno dei villaggi Chen nella provincia di Henan in un periodo intorno al XVIII secolo. Fermatosi nel villaggio di Chenjiagou avrebbe insegnato il Taiji ad alcuni componenti della famiglia Chen, ma la storia non racconta dove egli avesse appreso l’arte del Taiji né chi gliela avesse trasmessa.
La quarta ipotesi , che viene oggi considerata come la più accreditata, indica in Chen Wangting colui che a cavallo dei secoli XVI e XVII diede origine all’evoluzione del Taiji.
Chen Wangting, nato nel villaggio di Chenjiagou tra la fine del periodo Ming e l’inizio di quello Qing, era considerato un uomo di cultura e un guerriero professionista che aveva al proprio comando una guarnigione nella contea di Wen. E’ con lui che si delinea la prima documentazione storica sulle origini del Taiji. Studioso di molte arti da combattimento, trasmise alle arti marziali della famiglia l’applicazione dell’energia interna "Daoyin" e i metodi della respirazione "Tuna", caratteristiche del patrimonio esoterico taoista "Qigong".
Ulteriori contributi che apportò alle arti marziali sono stati lo sviluppo di movimenti a spirale e la creazione degli esercizi di spinta con le mani "Tuishou". A lui si devono l’acquisizione del ri-lassamento nelle arti marziali quale veicolo di forza e di energia interna.
Di sua creazione furono cinque forme di "Toutao Quan", antico nome del Taiji Quan, una forma di Chang Quan e cinque forme di Paocui, così come l’ideazione di alcune forme con la spada e la lancia.
Oltre a quelle citate altre teorie sono state scritte sulle origini del Taiji, ma il quadro cronologico che delinea la successione delle figure più rappresentative, presentate ufficialmente dalla Cina, indica Chen Wangting come il più accreditato fondatore del Taiji.
Chen Changxing, discendente di Chen Wangting, ebbe anch’egli un ruolo importante nella storia del Taiji: fu il primo a diffondere lo stile all’esterno della famiglia Chen. Vissuto tra il 1771 ed il 1853 ebbe molti discepoli tra i quali Yang Luchan, proveniente dalla provincia dello Hubei, che in seguito fondò la scuola Yang.

Un altro componente della famiglia, Chen Zhongxing (1809 - 1871), ricoprì un ruolo importante nella lotta contro alcuni clan che fomentavano sollevamenti popolari e anti Manciù. I clan dei Taiping e dei Nian che alla testa di migliaia di persone attaccarono il villaggio di Chenjiagou furono respinti da Chen Zhongxing e dai suoi compagni. Chen Zhongxing, noto per la sua bravura nelle tecniche di combattimento, guidò più volte i contadini del proprio villaggio contro le bande legate a società segrete che intendevano rovesciare il governo imperiale dei Manciù. Molti furono i villaggi che dovettero difendersi da movimenti destabilizzanti e fu così che i membri della famiglia Chen, tramandandosi le tradizioni di generazione in generazione, si dedicarono alle arti marziali ed allo sviluppo del Taiji quan.
Se il villaggio di Chenjiagou con la famiglia Chen è stato considerato il tempio del Taiji quan la famiglia Yang è stata sicuramente la fautrice della sua diffusione.
Yang Luchan, vissuto tra il 1789 ed il 1872, prestò servizio come servitore presso la famiglia Chen e di nascosto seguì gli insegnamenti che Chen Changxing tramandava ai propri figli. Scoperto da Chen Changxing, che rimase sorpreso dalla bravura conseguita da Yang Luchan, gli fu concesso di partecipare agli insegnamenti che sino ad allora erano stati gelosamente riservati ai soli membri della famiglia. Dopo essere tornato nel proprio paese natale nello Hebei, dove insegnò il Taiji quan per un certo periodo, si trasferì a Pechino dove fondò la scuola di Taiji Yang. Sfidato da maestri appartenenti ad altre scuole viene ricordato come invincibile e di lui si raccontano episodi dai contorni straordinari.
I tre figli di Yang Luchan sistematizzarono ognuno modalità diverse di insegnamento: Yang Banhou diede origine alla piccola concatenazione; Yang Jianhou alla media concatenazione e Yang Fenghou continuò a praticare la grande concatenazione ereditata dal padre.
Yang Chengfu, che visse tra il 1883 ed il 1936, nipote di Yang Luchan e figlio di Yang Jianhou, estese la conoscenza del Taiji quan in tutta la Cina.
In tale periodo il Taiji quan subì grandi trasformazioni diventando sempre più una tecnica per il mantenimento della salute psicofisica, perdendo via via la sua natura marziale di esclusiva tecnica di combattimento.
Un ulteriore apporto alla diffusione del Taiji va attribuita a Chen Weiming, allievo di Yang Chengfu. Nel 1915 Chen Weiming conobbe a Pechino Sun Lutang che più tardi fondò uno stile di Taiji chiamati Sun. Fu proprio grazie a questo incontro che Chen Weiming poté entrare in contatto con Yang Chengfu che in seguito divenne il suo maestro. Nel 1924 Chen Weiming si stabilì a Shanghai dove fondò una società per la diffusione del Taiji di stile Yang.

Altri maestri si trasferirono dalle campagne alle grandi città e numerosi furono gli allievi che iniziarono a frequentare le scuole di Taiji, alcuni di loro divennero a loro volta buoni insegnanti e finirono per fondare vere e proprie associazioni o per insegnare Taiji nei parchi. All’inizio degli an-ni ‘30 l’insegnamento del Taiji fu introdotto in alcune scuole pubbliche e negli istituti di educazione fisica.
La scuola di stile Sun fu creata da Sun Lutang (1860 - 1932) che sistematizzò uno stile di Taiji in cui le tecniche risultano più dure che nella scuola Yang. Sun Lutang esperto di stili interni quali il "Bagua quan" e lo "Xingyi quan" fuse insieme questi due stili con il Taiji dando origine ad uno stile del tutto particolare. Tale scuola si diffuse soprattutto nelle provincie dello Hebei e dello Jiangsu.
Le scuole di stile Wu sono due in quanto sono omonimi i due fondatori che le hanno create. Una fu fondata da Wu Yuxiang (1812 - 1880) che studiò con Yang Luchan e Chen Qingping e la seconda fu fondata da Wu Jianquan (1870 - 1942) della provincia dello Hebei; suo maestro fu il padre Wu Quanyou, già allievo di Yang Banhou, primogenito di Yang Luchan. Avendo studiato la piccola concatenazione dove i movimenti risultano più contratti trasmise questa connotazione allo stile Wu, imprimendo al corpo posizioni più inclinate rispetto allo stile Yang.
Wu Jianquan diventò insegnante di arti marziali delle guardie del palazzo presidenziale ed in seguito fu chiamato ad insegnare nella scuola di Educazione Fisica di Pechino e a Shanghai, dove diresse la locale Associazione delle Arti Marziali.
Indipendentemente dalle variazioni adottate gli stili menzionati hanno in comune la stessa matrice: lo stile Chen. Tra gli eredi più prestigiosi dello stile che hanno contribuito alla diffusione di tale patrimonio spicca sicuramente Chen Fake (1887 - 1957) rappresentante della XVII generazione. Chen Fake, che considerava la propria conoscenza come patrimonio ereditario familiare, approdò a Pechino nel 1928 dove venne sfidato più volta dai migliori combattenti del momento. La gente ri-mase stupita dalla velocità e potenza che accompagnavano le sue tecniche e l’ammirazione dei cine-si verso la sua imbattibilità e la sua capacità di sbarazzarsi degli avversari fu tale che Chen Fake venne sommerso di richieste di insegnamento e decise di stabilirsi a Pechino.
In tempi più recenti, con l’instaurarsi della Repubblica popolare Cinese, il Taiji quan è diventato sempre più un metodo di terapia finalizzato al mantenimento della salute ed ha perduto quasi definitivamente il proprio aspetto marziale. Parallelamente, per gli stili più rappresentativi, il Comitato Sportivo Nazionale ha codificato alcune forme diminuendone il numero di tecniche e sempli-ficandone talune parti. Negli ultimi decenni sono state infatti create sequenze composte da ventiquattro movimenti definite "forme da gara".
Con la fine del periodo più "oscuro", in cui gli effetti della politica del governo centrale hanno condizionato pesantemente la maggior parte delle attività tradizionali, restringendone il campo, si sta assistendo oggi al recupero delle arti marziali tradizionali dentro e fuori la Cina. Molti sono coloro che si recano in Cina per motivi di studio e sempre più numerosi sono i maestri che dalla Cina raggiungono l’occidente per diffondere l’arte del Taiji quan.

Qual è il significato del termine Taiji Quan?

Taiji Quan letteralmente può essere tradotto come arte marziale del Taiji o principio supremo il cui simbolo, un cerchio suddiviso in una parte bianca, Yang, ed una nera, Yin, è ormai abbastanza popolare in ambiti molto diversi. Il Taiji, concetto chiave del Taiji Quan, è una sorta di principio cosmologico che la civiltà cinese pone all'origine di tutte le manifestazioni dell'universo già dal VI secolo a.C.. Yin, principio femminile, e Yang, principio maschile, sono elementi complementari di un insieme che è appunto il Taiji e la loro alternanza, come armonia degli opposti, si ritrova in ogni aspetto del Taiji Quan. Questa filosofia descrive come le cose funzionano in relazione alle altre ed in relazione all'universo, in un continuo processo di mutamento. L'armonia, come sostiene Joseph Needham, forse il maggior sinologo mai esistito, è considerata, nel pensiero cinese, il principio fondamentale di un ordine cosmico spontaneo e organico in cui nessuna parte può essere compresa se non in relazione al tutto e lo squilibrio di una parte determina lo squilibrio del tutto. La stessa armonia è da ricercare nel Taiji Quan dove il corpo deve muoversi all'unisono come una sfera del Taiji senza mai perdere il proprio centro. Se ci si muove in maniera fluida e senza blocchi non si perde l'equilibrio e il corpo diviene forte. Allo stesso modo la mente deve restare aperta e disponibile, essere in grado di percepire il cambiamento e quindi di assecondarlo. Quando la mente si concentra solo su un aspetto si blocca, perde l'equilibrio e non è più in grado di restare tranquilla. Tutto questo è compreso nel termine Taiji Quan.

E' corretto definire il Taiji Quan un arte marziale?

Si, è corretto definire il Taiji Quan un arte marziale fondata sulla teoria Yin- Yang purchè questa definizione non ci porti fuori strada. L'arte marziale è solo uno degli aspetti che il Taiji Quan coltiva al suo interno. Gli altri aspetti sono relativi alla salute come equilibrio del corpo e della mente, l'arte del movimento, l'etica e la filosofia dell'azione. Questi aspetti sono inseparabili. E' possibile privilegiarne alcuni, secondo le proprie disposizioni personali, ma nessuno dev'essere trascurato. Il pensiero cinese è umanista e naturalista e gli insegnamenti si rivolgono sempre alla persona intera suggerendo temi adatti all'addestramento dell'intero essere poiché lo scopo è quello di migliorare la propria vita in armonia con la natura ed il mondo. Mi piace definire il Taiji Quan una disciplina olistica che si caratterizza non solo come arte marziale o tecnica di lunga vita ma verosimilmente come disciplina del mutamento che incoraggia la realizzazione dell'individuo. Intendo dire con questo che il Taiji Quan utilizza delle tecniche centrate sul corpo per favorire il riequilibrio e l'integrazione di corpo, mente ed emozioni e promuovere lo sviluppo globale dell'uomo in sintonia con la natura. Dunque tali tecniche sono delle possibili vie operanti un profondo decondizionamento a livello culturale, corporeo ed emozionale. Esse permettono il recupero di facoltà perdute o dimenticate nel corso dello sviluppo dell'identità personale e della coscienza sociale.

Nel Taiji Quan, come nell'agopuntura, si parla di energia: qual'e la sua funzione?

L'energia, il Qi per i cinesi, costituisce l'elemento basilare nel Taiji Quan. Possiamo intenderla come un tipo di forza o soffio vitale che permea di sé ogni cosa nell'universo, organica e inorganica. Il Qi, di origine naturale, è in continuo movimento, contiene informazioni e consente di riceverne, assumendo caratteristiche e funzioni diverse a seconda dei compiti. All'interno del corpo umano mette in relazione gli organi interni con le varie parti del corpo e rappresenta il tramite tra la mente ed il corpo. A livello più generale mette in relazione l'uomo, microcosmo, con l'universo, macrocosmo. Il Qi, cioè questo sistema circolatorio ed energetico, è sensibile all'azione della mente indipendentemente dalla nostra maggiore o minore consapevolezza. In maniera sintetica potremmo dire che il Taiji Quan mette il Qi sotto il controllo della mente. Nello specifico, la pratica del Taiji Quan consente di unificare la mente e il corpo attraverso un'allenamento che sviluppa il Qi e lo connette con il Dantian, il centro dell'equilibrio psicofisico situato sotto l'ombelico. Ciò rinforza i movimenti di tutte le parti del corpo e rende capaci di concentrare la forza in un punto preciso per emetterla come avviene in alcuni movimenti vigorosi e veloci denominati Fa Jin. Quando il Qi è generato nell'area del Dantian comunica con le cellule, i muscoli, le ossa e l'intero corpo può muoversi simultaneamente e con forza. Nel Taiji Quan tradizionale della famiglia Chen riveste grande importanza anche la pratica del Qi Gong, letteralmente lavoro sul Qi. E' di fondamentale importanza la pratica della posizione del palo o della palla, in cinese Zhan Zhuang Gong. In questa posizione, con la mente libera da pensieri, si pone attenzione alla postura eretta del corpo con le braccia inarcate come a tenere una grossa palla. Lo scopo principale del Zhan Zhuang è quello di convogliare l'energia nel Dantian che in questo modo diviene forte e apre tutti i percorsi energetici. Sia nella posizione della palla che nelle posizioni tipiche del Taiji Quan, viene fatto un vero e proprio allineamento posturale energetico, cosa che caratterizza peculiarmente la didattica del mio Maestro Chen Xiao Wang. Se la postura non è corretta, e con questo intendiamo anche il giusto atteggiamento mentale, il Qi non può scorrere liberamente.

Quali sono le prime regole che vengono impartite ad un principiante?

La prima regola da seguire è essere naturali perchè se c'è troppa tecnica il Qi non fluisce. Bisogna evitare di forzare i movimenti senza però essere svogliati. La mente dev'essere forte per guidare il Qi. La seconda regola è capire il movimento e cercare la giusta coordinazione tra le varie parti del corpo. Praticando il giusto tempo i movimenti divengono chiari ed è possibile percepire il calore prodotto dal Qi interno che comincia a scorrere. Così la terza regola è comprendere i movimenti dell'energia e sentirla fluire. Questo significa sviluppare una percezione più profonda. Infine è possibile percepire i mutamenti Yin- Yang e fare in modo che si trasformino dinamicamente l'uno nell'altro. In altri termini possiamo dire che a livello iniziale il 50% della mente si concentra sul movimento e la coordinazione mentre l'altra metà è vuota e attenta all'ascolto delle sensazioni provenienti dal corpo. Ad un livello intermedio una parte più piccola della mente segue i movimenti mentre l'altra è libera di seguire i moti dell'energia interna. Nello stadio avanzato tutti i canali energetici sono aperti e il Qi fluisce liberamente così la mente genera l'intenzione, lo Yi, senza la necessità di seguire il movimento ma restando aperta e flessibile ad ogni cambiamento. Nei testi classici del Taiji Quan si dice: "La mente genera l'intenzione, l'intenzione guida il Qi ed il Qi muove l'intero corpo".

Cosa ne pensa dell'interesse che si sta sviluppando intorno al Taiji Quan?

Per comprendere l'interesse che si sta sviluppando intorno al Taiji Quan possiamo utilizzare la teoria Yin-Yang su cui questa disciplina si fonda. Secondo la filosofia Yin-Yang l'armonia è il risultato dell'equilibrio dinamico tra due forze che rappresentano aspetti contrapposti e complementari. Possiamo dire che la nostra epoca ha sviluppato al massimo soltanto uno dei due aspetti trascurando l'altro. L'enfasi posta sullo sviluppo tecnologico, sul consumismo e sull'immagine ha prodotto una visione dell'uomo frammentata e simile ad una macchina efficiente in cui è possibile sostituire i pezzi malfunzionanti o esteticamente non desiderabili. Più in generale lo sviluppo economico ed il progresso non sono stati sostenuti da alcuna etica così l'dentità dell'avere e dell'apparire ha prevalso sull'essere, generando una perdita del senso di appartenenza e di significati profondi. Abbiamo già detto che secondo i principi di questa filosofia nessuna parte può essere compresa se non in relazione al tutto e lo squilibrio di una parte determina lo squilibrio del tutto. Ecco che proprio dallo squilibrio nasce l'esigenza di conoscere e praticare discipline che, come il Taiji Quan, conducono l'uomo a ridiventare se stesso e a ritrovare la propria essenza e la propria libertà all'interno della propria natura. Vale a dire l'esigenza di reintegrare mente, corpo ed emozioni operando un cambiamento profondo che tenga conto di tutti gli aspetti dell'essere umano, compreso quello spirituale, nel rispetto della natura e per una migliore qualità della vita.

Ci tolga una curiosità, è vero che nella tradizione orientale i maestri tendono a preservare i segreti della loro arte?

Nella mia esperienza non è così. Del resto l'unico segreto da scoprire consiste nella volontà di sviluppare se stessi ed il proprio rapporto con la globalità della vita. La volontà e la perseveranza nella pratica ci permettono di divenire "maestri di noi stessi" e di vivere in armonia con il Dao, la via della natura.